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PUBALGIA E CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE – Roberto Lana

PUBALGIA E CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE

PUBALGIA E CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE.

Sono spesso confuse per via della stessa localizzazione del dolore e perché a soffrirne sono per lo più gli sportivi. 

La pubalgia o sindrome retto-adduttoria si caratterizza per dolore nella regione inguinale e/o anteriore della coscia oltre che nella regione pubica e/o faccia interna della coscia.

Le cause sono molteplici e spesso multifattoriali (dovuto ad un insieme di più cause) ed il rischio di recidiva è altissimo. E’ quindi fondamentale riuscire a distinguere tra le due patologie.

  • Inizialmente nella pubalgia il fastidio è soprattutto ad inizio attività fisica o al risveglio. In questa fase i sintomi tendono a scomparire con il movimento ( se di lieve intensità il dolore).Questo è uno dei motivi che portano il paziente a trascurare il problema, poiché con adeguato riscaldamento il fastidio scompare per poi ripresentarsi “a freddo” o con il sovraccarico da allenamento.
  • Nei casi più gravi o nella sua forma cronica il dolore può essere continuo, persistente e si acutizza nei movimenti bruschi.
  • Alla palpazione i tendini dei muscoli adduttori risultano ispessiti, la muscolatura contratta e la pressione a livello del pube risulta dolorosa.
  • Difficoltà ad eseguire alcuni gesti tecnici fino alla completa impotenza funzionale.
  • Il dolore si irradia frequentemente lungo i muscoli adduttori della coscia e/o addominale, verso il perineo e a volte agli organi genitali, causando, in questi casi, anche errori diagnostici. ( in questo caso il trattamento del muscolo psoas e iliaco è di fondamentale importanza).

La principale causa della pubalgia è il sovraccarico funzionale delle strutture che hanno origine e/o inserzione nella zona inguinale e pubica del bacino. 

Un altra teoria parte da un iniziale squilibrio dei muscoli che agiscono sull’anca creando particolare stress meccanico, affaticamento e quindi infiammazione dei tendini che hanno ancoraggio sul bacino. Potrebbe trattarsi di un appoggio plantare sbagliato, così come un problema alla schiena o anche alla mandibola, che a livello fasciale va a disequilibrare il corpo che cerca un adattamento compensatorio provocando qui si dolore.

Il trattamento della pubalgia, soprattutto nelle sue forme più dolorose, ha come obiettivo primario la diminuzione dell’infiammazione e della sintomatologia dolorosa attraverso la terapia manuale e la terapia strumentale (es. onde d’urto, tecar-terapia e laser terapia). Spesso in questa fase è bene associare una terapia farmacologica a base di farmaci antinfiammatori non steoroidei (FANS). Nei casi particolarmente invalidanti è utile una terapia infiltrativa.

E’ consigliato parziale riposo e/o ridurre i carichi di lavoro. Per gli agonisti si tratta di fare lavoro differenziato a bassa intensità. E’ sconsigliato il riposo assoluto se non per brevissimi periodi di tempo ( massimo 2/3 giorni).

Gradualmente vengono poi inseriti esercizi di contrazione eccentrica e stretching assistito, oltre ad esercizi in catena cinetica chiusa e stretching balistico. 

 PREVENZIONE. 

Per prevenire questi tipi di infortuni e infiammazioni e fondamentale lavorare sulla forza!

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